Cerisano Borgo Swing: la nuova identità

Musei e spazi culturali
Cerisano offre una ricca esperienza culturale, con diversi luoghi da visitare. La Biblioteca Museo  Michel Fingesten è un luogo simbolo della cultura cerisanese, con un vasto patrimonio di libri e documenti che raccontano le tradizioni, la storia e l’arte della Calabria. Durante tutto l’anno, il borgo organizza mostre e rassegne artistiche, permettendo ai visitatori di immergersi nella creatività che anima Cerisano.

 

Eventi e manifestazioni

Festival delle Serre
Il Festival delle Serre è un evento annuale che si svolge la prima settimana del mese di Settembre.  Dal teatro alla musica, dalla danza alla letteratura, il festival offre un palcoscenico per artisti di fama internazionale e per le realtà locali. Ogni anno, il borgo diventa il cuore pulsante di eventi culturali che coinvolgono la comunità e i visitatori. Il Festival delle Serre è il simbolo della voglia di Cerisano di essere un punto di riferimento culturale e creativo per tutta la regione.

Il Festival offre un’anteprima estiva nei mesi di giugno e luglio proponendo spettacoli musicali, summer school, workshop, laboratori, performance per tutte le età; e si ripropone in versione Winter  tra il mese di dicembre e gennaio offrendo interventi artistici e culturali che coniugano tradizione e  innovazione.

 

Festività religiose
Cerisano è una realtà sempre in movimento, con eventi che animano il borgo durante tutto l’anno. Le feste religiose, le fiere locali, i concerti all’aperto e le rassegne teatrali sono solo alcune delle manifestazioni che richiamano turisti da tutta la Calabria. Tra i più attesi ci sono i Solenni Festeggiamenti in onore della Madonna del Carmine, nella seconda metà di luglio, la Festa di San Lorenzo Martire, nella prima decade di agosto, che celebra il patrono del borgo, i Solenni Festeggiamenti in onore della Madonna del Rosario, tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, la Festa di  Sant’Ugolino da Cerisano, co-patrono della comunità, il 13 ottobre, e la Festa di Santa Lucia, il 13 dicembre, organizzata dalla Confraternita del Carmine, con la tradizionale  Santa Messa nella Chiesa del Carmine, alle ore 5 del mattino, la processione pomeridiano per le vie del centro storico e, al termine, la distribuzione della “cuccìa”, piatto della tradizione contadina a base di cereali, legumi e olio d’oliva. 

Da citare sono pure il Natale al Borgo, con la possibilità di visitare i presepi, i quali sono uno degli elementi caratterizzanti la cultura della comunità cerisanese, e le celebrazioni religiose del Giorno di Sant’Antonio da Padova, il 13 giugno, con la tradizionale distribuzione del pane benedetto al termine di ogni funzione. Insomma, Cerisano è una meta ideale per chi cerca un turismo autentico, lontano dalle rotte turistiche più inflazionate.

 

Quadara nel borgo 

“Quadara” a Cerisano è un evento tradizionale legato alla cultura gastronomica, in particolare alla produzione di “frittule”, una specialità calabrese. Si tratta di una festa che coinvolge la comunità, le attività ristorative e la Confraternita delle frittule, spesso organizzata durante il periodo carnevalesco o in occasione di festival come il Festival delle Serre Winter. 

L’evento si svolge nel centro storico di Cerisano, dove la “quadara” (il grosso pentolone utilizzato per la frittura) viene messa in mostra e le “frittule” vengono offerte ai partecipanti. È un’occasione per celebrare la tradizione, degustare i prodotti locali e vivere un momento di festa insieme. 

 

Residenze artistiche e laboratori
Il borgo ospita artisti provenienti da tutto il mondo grazie al programma di residenze artistiche. Ogni anno, Cerisano accoglie talenti da diverse discipline artistiche, offrendo loro spazi di lavoro e opportunità di esprimersi liberamente. Inoltre, il Palazzo Sersale ospita laboratori creativi e workshops che permettono ai visitatori di immergersi nel processo creativo e di apprendere nuove tecniche artistiche. Partecipa a uno dei nostri corsi e laboratori, dove potrai scoprire l’arte, la musica, la danza e l’artigianato calabrese.

 

Tradizioni popolari 

tratto da “Itinerari d’arte e cultura” di Luigi Bilotto pubblicato (F.lli Palombi editori)  Di questi abitanti spesso si dice che sono dei ladri e si dilettano a <<fare na cerisanise>>. In questo paese, come altrove, da tantissimo tempo, nelle cantine per i ceti meno abbienti, nei bar per quelli più elevati socialmente, si gioca la “passatella” ovvero il patrune e sutta. Si tratta di un gioco fatto con le carte napoletane tramite il quale i due vincitori (patrune e sutta patrune) decidono chi, tra í partecipanti, ha diritto a bere (prevalentemente vino) e chi, invece, resta all’umbra, cioè all’asciutto. L’abilità, nel corso del patteggiamento e della disputa, consiste nel imbrogliare l’altro (il “patrune” cercherà di favorire con arte e raggiri, proprio il “nemico” del “suttapatrune” e viceversa).

Alcuni giocatori sono così abili da far rimanere qualcuno senza bere e senza che lo stesso abbia capito di chi sia veramente la colpa. Insomma il gioco si ingarbuglia in modo tale che non sono infrequenti i casi di litigi e risse. Fare na cerisa- nise significa che, se nell’allegra combriccola c’è un forestiero che vi partecipa per la prima volta, resterà sicuramente senza bere, e assisterà attonito ad una discussione che lo vedrà protagonista per lungo tempo, però infruttuosamente. Nelle riunioni successive, sarà considerato uno del gruppo con parità di diritti rispetto agli altri. Famosa la rivalità con la vicina Mendicino i cui abitanti spesso invocano: «Madonna» (Madonna del Rosario di Mendicino, manda una pestilenza a Cerisano, mandala forte come una febbre quartana, in modo che non rimanga una sola persona sana).

Non si digeriva neanche il fatto che, in dialetto gli abitanti dei due centri venissero chiamati, Cerisanisi e Mennicinari. Questi ultimi, ritenendo quasi dispregiativa la loro denominazione, cercarono in tutti i modi di mutare anche quella dei convicini in Cerisanari.

Ma anche se con toni molto meno aspri, pure con l’altro paese confinante, Marano Principato, ci si beffeggiava al punto che nacque l’altro epiteto: «Vucchi» (Bocche larghe di Cerisano e ladruncoli di Marano). Ma l’elemento maggiormente caratterizzante di questa comunità è l’accesa, costante e singolare contrapposizione delle due confraternite: Carmine e Rosario. Ecco il perché dell’altro appellativo: Il paese delle due Madonne. Il dualismo ha radici lontane e se ne ha notizia a partire dalla fine del ‘500; nel corso della storia di questo paese, le manifestazioni di ostilità non hanno mai avuto sosta e, a volte, hanno raggiunto livelli paradossali.

Tuttavia è quantomeno superficiale non capire che tutto ciò ormai costituisce l’essenza stessa della vita culturale paesana, e che proprio questa rivalità spesso spinge a migliorarsi e ad elevarsi.

Ma, per tornare agli aspetti più pittoreschi della contrapposizione di questi sodalizi, si pensi che, si è contenti se durante lo svolgimento della festa avversaria che vedrà manifestazioni religiose e spettacolari, il cattivo tempo e la pioggia ne impediranno la buona riuscita; per favorire questi eventi, non vengono risparmiati rituali para-magici quali quello di immergere la crozza (un teschio umano) in un bacile colmo di acqua e aceto. In tutta la Calabria, si crede che la notte dell’Epifania gli animali parlino, a Cerisano, si pensa anche che essi vadano trattati in manie- ra speciale, e che deve essere offerta loro ogni pietanza che adorna la mensa del padrone che, com’è noto, deve comprendere “tre- dici cose”.

Qualora ci si dimenticasse di comportarsi in questo modo, gli animali lamenterebbero: “U patrune miu è muortu” causando la reale scomparsa del malaccorto capofamiglia. Alla fine del secolo scorso Giovanni De Giacomo descriveva un rituale davvero singolare al quale egli giurava di avere assistito senza essere visto nei pressi di Monte Cocuzzo.

La “farchinoria”, questo è il nome, consisteva in una sorta di orgia tra pastori ubriachi ed animali, il tutto accompagnato da danze sfrenate e con la complicità delle donne. Il fantasma presente da queste parti si chiamava a donna e fore.

Lo si incontrava lungo sentieri stretti e lunghi e, come dicono gli anziani del luogo, quando si era “sinceri” cioè soprappensiero. All’inizio appariva una giovanetta sorridente dal colorito bianco e rosso e con un abito tradizionale (denominato ara luzzitana).

Man mano che ci si avvicinava a questa figura, però, si notava che essa si ingrandiva fino a diventare una gigante che cercava di prenderti e di rapirti.